Numero 67

Autorizzazione 684/18 del 22/2/98 del tribunale di Lucca

Dicembre 2022 – Febbraio 2023
Panta rei, tutto cambia

Scritto da Chiara Sacchetti

Spesso raccontavo ai miei alunni che avevo un nonno materno nato nel 1900 e che se fosse tornato in vita nel 2000 gli sarebbe sembrato di essere sceso su un altro pianeta. L’accelerazione che è avvenuta in cento anni, almeno nel mondo cosiddetto occidentale, non è paragonabile a quella che dei secoli precedenti. In tutti i campi, non solo in quello tecnologico dove è più evidente.
Ancora all’inizio degli anni Sessanta, i miei nonni ascoltavano la radio, già la televisione era un oggetto misterioso, visto con una certa diffidenza. E il telefono? Un filo da cui si sente la voce dell’altro a distanza …un aggeggio davvero strano.

Il mezzo di locomozione privata era la bicicletta, nessuno aveva l’automobile, nessuno aveva la patente di guida. Per gli spostamenti più lunghi c’era il treno o il pullman, da prendere assai raramente. A tavola si mangiavano prevalentemente i prodotti dell’orto, al negozio di alimentari si comprava l’essenziale, così come alla macelleria. Era un ‘reato’ acquistare olio e vino in bottiglia: dovevano venire rigorosamente da un’azienda agricola, così come i polli o i conigli, allevati rigorosamente all’aperto, con mangime scelto. I dolci si facevano in casa, solo per le ricorrenze si andava in pasticceria. E potrei proseguire per molto….Quando dalla Toscana interna ci siamo trasferiti a Viareggio, mi ricordo che mio nonno, rattristato dalla nostra decisione, mi disse: “E che cosa mangerete?”. “Ma nonno, a Viareggio ci sono i supermercati!”, risposi io fiera, avevo solo sette anni, ma già adoravo quella città di mare dove ero stata solo pochi giorni nell’estate precedente.

Ecco adesso nel 2022, quella sensazione di spaesamento che avrebbe provato mio nonno, cominciamo a provarla anche noi, nati tra gli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento. La nostra infanzia, la gioventù, la maturità, si colloca tutta nel secolo scorso e questo nuovo millennio ci crea più di un disagio. Non solo perché stiamo entrando in quella fase che si chiama “terza età”, ma perché quella accelerazione di cui parlavo è aumentata vertiginosamente. La tecnologia soprattutto ci fa sentire estranei, fuori posto, incapaci, abbiamo appena imparato faticosamente ad usare un apparecchio elettronico che già è superato, i cellulari dominano la nostra vita e il consumismo impone continui ‘aggiornamenti’, ovvero acquisti di nuovi modelli che a malapena sappiamo accendere!

La tecnologia ci ha reso la vita più ‘comoda’, ma ha distrutto la socialità che era stata così importante nella nostra vita: “libertà è partecipazione”. I giovani vanno con il cellulare anche in bagno, parlano pochissimo tra loro, al massimo condividono ciò che alimenta la loro fantasia sulla rete. Noi spesso fin da giovanissimi avevamo una grande passione per la politica, intesa in senso più ampio come miglioramento della vita di tutti, emancipazione, interesse per ciò che avveniva nel mondo. Oggi la politica è soprattutto personalismo, riservata a pochi e alimentata da logiche poco chiare. La maggior parte dei giovani non si appassiona per la sorte di tutti, eccetto fenomeni isolati e di breve durata.

La società è sicuramente migliorata, ci sono più diritti, il livello culturale si è notevolmente alzato; nonostante le crisi economiche, la fascia piccolo borghese si è ampliata, così come la mobilità sociale…tutto vero. Ho sempre avuto un’avversione per i ‘passatisti’, quelli che guardano sempre indietro e mai avanti, dunque quello che vorrei esprimere non è rimpianto. E’ spaesamento…forse normale per qualsiasi distanza generazionale. Forse è il motivo per cui la ‘rottamazione’ è un fenomeno che la specie ha da sempre praticato!

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