Numero 67

Autorizzazione 684/18 del 22/2/98 del tribunale di Lucca

Dicembre 2022 – Febbraio 2023
Non avrei voluto

Scritto da Sirio

Milleenovecentoottantadue, fine settembre, un giorno che non passerà mai dalla mia vita.

La porta a vetri del reparto mi sembra uno star gate per l’inferno. Il campanello è li ed io gelata nella mia paura, resto immobile, alla fine il mio indice lo preme…una voce metallica chiede chi sia, rispondo e dopo un po’ di tempo, che non riesco a quantificare, mi apre un’ infermiera di quelle vecchio stampo e mi dice di seguirla. “Stringo forte il sacchetto di plastica con tutte e due le mani.” Lei è a tre passi davanti e io osservo il suo posteriore ondeggiare stancamente dentro la divisa.

Passando davanti ad un ambulatorio si rivolge alla collega “ecco, è un’altra”. Ma un’altra di che? Penso, ma come si permette! Finalmente arriviamo in una saletta di attesa, le sedie sono tutte occupate da giovani donne come me, alcune a testa bassa, altre che rumorosamente chiacchierano con i loro accompagnatori, strafottenti, altre ancora con gli occhi arrossati, l’aria è pesante nonostante le finestre aperte; è l’attesa che pesa. Mi appoggio al muro e… stringo ancora più forte il sacchetto! Giovani e giovanissime donne in attesa di compiere la propria volontà, storie diverse con il solito finale: il diritto sacrosanto di scegliere, sancito da una legge che ha dato svolta alla libertà concreta della donna. Ho votato anche io a favore nonostante la mia credenza religiosa, ho ritenuto giusto la libertà di scelta. Una donna può avere tanti motivi per diventare madre, ma può averne altrettanti per non volerlo. La voce stridula della signora in divisa invita la prossima donna con tanto di nome e cognome a seguirla in ambulatorio, una porta da cui non ho visto uscire nessuno, forse c’è una porta secondaria, forse non vogliono farci vedere come sono ridotte dopo. Stringo il mio sacchetto e lo premo sul ventre dove le fitte sono sempre più forti.

Passate oltre due ore mi sono assopita su di una sedia, la stridula urla il mio nome e cognome e forse non doveva essere la prima volta, ma come se non bastasse aggiunge “quella che stamani ha perso il bambino”. Si, sono io! Sono quella che stamattina nel lavarsi ha sentito scendere il suo bambino, poco più di una membrana ma era il mio bambino. Mi è stato chiesto di portarlo con me e io l’ho qui nel sacchetto come prova per effettuare il raschiamento senza appuntamento. Sono entrata e non posso a raccontare il resto, che è stato devastante per i metodi grossolani della procedura e per l’indifferenza delle persone che li usavano. Quando sono uscita, in quel sacchetto, ho lasciato un pezzo di me che non si è mai risanato, io non avrei voluto, non in quel modo!

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