La nostalgia dei tempi andati è un sentimento che appartiene quasi esclusivamente alle persone di una certa età, la giovinezza, accompagnata in genere dal pieno vigore fisico e mentale, regala entusiamo, forza per affrontare nuove sfide, energia per elaborare progetti a distanza, voglia di scoprire, voglia di cambiamento ma soprattutto uno sguardo rivolto al presente e al futuro, difficilmente al passato.
Per chi come me ha vissuto la maggior parte dell’esistenza è fisiologico pensare ai tempi andati, fare bilanci e vivere il presente confrontandolo con quanto trascorso, è faticoso, difficile, e spesso impossiblle sentirsi adeguati e pronti alle trasformazioni, spesso di facciata, cui ci vediamo nostro malgrado costretti.
La tecnologia ha rappresentato un inesorabile spartiacque tra un prima e dopo, ricordo che solo alla fine degli anni ’70 ho avuto il telefono fisso a casa, fino ad allora per comunicare, sia in entrata che in uscita, utilizzavamo un posto pubblico situato all’interno di un bar del paese e il gestore svolgeva una specie di servizio di reperibilità avvisando gli interessati degli appuntamenti telefonici concordati.
Sembra un mondo fa, e come non ripensare al mondo lavorativo, dalla macchina da scrivere meccanica a quella elettrica, al primo computer, poi il fax, le stampanti in grado di offrire prestazioni sempre più variegate, fino all’avvento del cellulare che ha di fatto trasformato la nostra vita.
Nella vita quotidiana la tecnologia è diventata routine, ci agevola nell’espletamento di tante attività, la fatica fisica in tante mansioni si è notevolmente ridotta, tanti sono gli aspetti positivi, ma ci ha anche tolto parecchio, siamo sempre connessi, informati in tempo reale di quanto accade nel mondo, interagiamo sui social, l’uomo ha subito una vera e propria mutazione antropologica che ha ripercussioni sia sulle relazioni che sugli aspetti emotivi.
Tutto passa sulla vetrina dei social, da un lato una normativa sempre più stringente in tema di privacy che mi sembra continuamente contraddetta e infranta da una ricerca di visibilità che vede fatti privati, riconducibili alla sfera intima, diventare di dominio pubblico.
L’avvento del digitale ha modificato anche il linguaggio e pure il modo di relazionare, di gestire i legami, sia lo scrivere che il parlare risultano più veloci, e parecchi sono gli acronomi a cui si fa abitualmente ricorso oltre all’utilizzo di emoji per esprimere sentimenti, emozioni, ma rimango convinta che per vivere appieno occorra guardarci negli occhi, vedere i sorrisi, i volti, solo così i nostri sensi troveranno il pieno appagamento.
Possiamo rivedere attraverso oggetti, costumi, modi di dire, come eravamo e come siamo, il mangianastri, i vinili, i 45 giri, la carta carbone, i deflettori sulle auto, i rimedi fai da te per curare infiammazioni, attraverso l’utilizzo di erbe (la mitica malva), le cartoline che si ricevevano dopo giorni e giorni dall’avvenuto rientro del mittente, un elenco lunghissimo e lontano dall’oggi dove tutto, anche i gesti più banali, sono diventati digitali.
Ripensare a tutto questo è un gradevole affaccio su momenti che ci hanno accompagnato e che è piacevole riportare alla memoria.
Mi piace concludere riportanto un pensiero del Dalai Lama che riassume efficamente il tempo presente:
Abbiamo case più grandi ma famiglie più piccole…
Più opportunità ma meno tempo…
Più istruzione ma meno buon senso…
Più conoscenza ma meno senso critico…
Più esperti ma più problemi…
Più medicine ma meno benessere…
Siamo andati e tornati dalla luna, ma facciamo fatica ad attraversare la strada per stringere la mano ad un uomo vicino…
Abbiamo prodotto più pc per registrare più informazione, per replicare più documenti come non mai, ma siamo meno capaci di comunicare…
Siamo imbattibili sulla quantità ma scarsi sulla qualità…
Questi sono tempi da fast-food, ma dalla digestione lenta…
Sono i tempi dei grandi uomini ma di carattere mediocre…
Sono tempi in cui si realizzano profitti astronomici ma povere relazioni…
Questa è un epoca in cui tutto viene messo in vista sulla finestra, per occultare il vuoto della stanza.